Vini Crodarossa: «Brindiamo solo con la qualità»

Paolo Remini, Alessandro Rigo, Martina Vergerio e Glenda Franceschin: quattro persone racchiuse in una scelta improntata sul coraggio. E in un’etichetta: Crodarossa. O meglio, Vini Crodarossa: come il tipico colore della roccia madre che caratterizza i terreni delle Prealpi (“croda” in dialetto).

Vero, si torna sempre lì: alla terra. Alle radici. E a Lentiai, in un angolo verde di natura incontaminata, dove è sbocciata un’azienda di vini biologici. Con quattro anime. E una singola impronta: «La nostra è una piccola realtà – spiega Paolo Remini – rispettosa del territorio e delle persone che, in questa zona, ci vivono. Non a caso, non utilizziamo alcun tipo di pesticida». Al momento sono cinque le tipologie di vino proposte: «Siamo ancora in una fase iniziale, nella quale continuiamo a sperimentare. Nel mese di giugno, per esempio, abbiamo realizzato un nuovo spumante. Sì, nel complesso siamo soddisfatti: il nostro vino è sempre più apprezzato».

Anche al di fuori del contesto territoriale: «Il panorama italiano è ricchissimo di realtà autoctone. E per colmare il gap in un mercato in cui la concorrenza è spietata, abbiamo solo un mezzo: la qualità. Se non produci qualità, il cliente può dedicarti al massimo un assaggio. Ma poi si rivolgerà a qualcun altro».

Lo scoppio dei contagi ha inevitabilmente frenato l’attività: «Di solito lavoriamo parecchio sotto Natale – prosegue Remini – quando le aziende omaggiano i clienti con prodotti del territorio e la classica bottiglia di spumante, ma il futuro non è facilmente decifrabile. Mi auguro non ci siano particolari impedimenti. Perché già ne abbiamo avuti a sufficienza: dal mese di marzo a quello di maggio, le vendite si sono azzerate. E ora stiamo ricostruendo il mercato, con clienti nuovi, agganciati negli ultimi mesi. Soprattutto tra bar e ristoranti, mentre il privato tende ad acquistare meno. In ogni caso, siamo partiti soltanto da tre anni: non dobbiamo avere fretta».

Perché la qualità, prima o poi, paga.