Turni, divisori e sanificazioni: la nuova era del Rifugio Dal Piaz
Il virus è finito dietro le quinte. Ma, per evitare che si riprenda il cuore del palcoscenico, è necessario adeguarsi. Vale per tutti. Perfino per chi ha un’attività in alta montagna: come i gestori dei rifugi. E, a questo proposito, anche il Rifugio Dal Piaz è corso ai ripari. A 1.993 metri d’altitudine, sulle Vette Feltrine, Mirco Gorza si è attrezzato al meglio per ospitare gli escursionisti: «La struttura ha subìto delle modifiche radicali. Nelle tante notti insonni, trascorse a pensare al modo in cui avviare l’attività, ho redatto un piccolo piano: oltre all’eliminazione di alcuni posti a sedere, si è deciso di inserire dei telai divisori, laddove non fosse possibile rispettare il metro di distanza per le ormai note disposizioni anti-contagio».
Senza considerare i turni per pranzare: «Ne sono previsti tre. Il primo va dalle 11 alle 12.15, il secondo dalle 12.30 alle 13.45 e il terzo dalle 14 alle 15.15. Come si potrà notare, c’è sempre un quarto d’ora di vuoto. Ebbene, in quei 15 minuti io e lo staff diamo il via all’opera di sanificazione: dagli appoggia-schiena alle porte, passando per le maniglie, tiriamo tutto a lucido».
All’interno del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, lungo l’Alta Via, il “Dal Piaz” continua a essere un punto di riferimento. E una meta quasi obbligata per chi ama la natura: «Anche se finora non abbiamo registrato dei risultati straordinari – frena il titolare – un po’ perché il meteo non ci ha particolarmente favorito, un po’ perché la gente tende a mangiare al sacco. E a portarsi il cibo da casa. In rifugio vengono ancora, questo sì. Ma perché ci sono i servizi ed è un punto d’appoggio, non tanto per consumare. In ogni caso, non ho alcuna intenzione di lamentarmi. Anzi, a un certo punto sembrava non dovessimo nemmeno aprire. In questa estate così anomala proviamo a salvare il salvabile, ma già adesso puntiamo con forza sulla prossima stagione».