Specificità e specialità: un’annata splendida per la patata di Cesiomaggiore
Un’ottima annata. E questa volta non si parla di vendemmia e di vino, bensì di patata. La patata di Cesiomaggiore: più che un prodotto, un marchio diventato sinonimo di eccellenza. E capace di distinguersi ben al di là degli orizzonti provinciali. Una garanzia per il consumatore e un orgoglio per l’agricoltore: «Solo con i soci della cooperativa “La Fiorita” – spiega il presidente Eugenio Garlet – abbiamo prodotto 700 quintali. Siamo contenti, anche in termini di richiesta non c’è stata alcuna flessione».
A rendere speciale uno dei gioielli simbolo del “made in Belluno” – o meglio, “in Cesiomaggiore” – sono le condizioni di coltivazione: «L’altitudine (fra i 350 e i 600 metri), il clima, l’alternanza tra il caldo durante il giorno e il fresco nella notte, rendono questo prodotto qualcosa di inimitabile nel suo genere». L’unicità è riconosciuta in maniera trasversale: «Anche perché – prosegue Garlet – non dimentichiamo che diserbanti e conservanti sono totalmente assenti. Ogni traccia chimica viene eliminata. A tale proposito, dopo la raccolta, il tubero non è sottoposto ad alcun condizionamento particolare, se non l’accurata pulizia da terra e residui di vegetazione».
La famiglia della patata cesiolina ha molti componenti: si passa dalla Majestic (semi-tardiva vestita di una buccia gialla), alla “corneta” (di piccole dimensioni e giallo paglierino, con la buccia estremamente sottile) fino alla “rafaiosa”, secondo il nome dialettale che richiama la caratteristica delle mani screpolate e ruvide.
Ad accompagnare la patata è la denominazione De.Co.: «È l’elemento di identificazione di una comunità con il territorio dal quale nasce il prodotto. In questo modo, si rilancia e valorizza la produzione autoctona orientata all’agroalimentare, così come la cultura popolare. E si contribuisce a promuovere la zona attraverso le sue specificità». Già, specificità. E specialità. In tre parole, patata di Cesiomaggiore.