Sei stanze e una “Casa”: Oliva Quero sposa la cultura, l’accoglienza e l’ospitalità
Casa Oliva Quero: dove tutto profuma di arte, architettura e poesia. Anche adesso. Sì, anche se il Coronavirus ha obbligato le sorelle Faccinetto, Barbara e Marica, a chiudere momentaneamente le sei stanze dell’alloggio turistico: «Siamo partite lo scorso novembre – racconta Barbara – e in febbraio abbiamo già dovuto chiudere». Ma le titolari non si perdono d’animo: «Essendo una struttura extra-alberghiera, non sappiamo ancora come dovremo adeguarci. Nel frattempo, però, continuiamo a lavorare, tra sanificazioni e pulizie di vario genere».
“Casa” è la parola chiave: «Qui vogliamo far sentire i nostri ospiti a loro agio, come se fossero davvero in un ambiente domestico. Per questo, dedichiamo un occhio di riguardo all’accoglienza. E al cibo: prepariamo colazioni e merende, senza lasciare nulla al caso». Ogni piccola sfumatura si basa su prodotti locali: «Dal pane con le farine del territorio, alle confetture, i dolci e i biscotti fatti in casa. Ma lo stesso vale per il salato. La nostra terra ci regala frutti di altissima qualità: prodotti unici, provenienti da semi, vitigni e specie animali autoctone. Prodotti che arrivano sulle nostre tavole grazie alle microaziende della zona. La ricerca della materia prima va a braccetto con il recupero di antiche ricette. Perché il cibo è cultura». Senza considerare l’aspetto architettonico, in cui l’influenza di Carlo Scarpa, uno dei più grandi designer del ventesimo secolo, si tocca con mano. «Ora ci stiamo organizzando anche per il noleggio delle biciclette – conclude Barbara Faccinetto -. Il futuro? Mi sforzo con tutta me stessa di essere ottimista: sento che presto riprenderemo la nostra attività». Sei stanze per un piccolo mondo antico. Ma proiettato al futuro.