Qualità e servizi in quota: il Rifugio Pranolz e la montagna in sicurezza

L’antivirus? È la qualità. Ne sono profondamente convinti a 780 metri di quota, nel cuore della Valbelluna, in una struttura che, da oltre mezzo secolo, delizia turisti, escursionisti e innamorati della montagna: il Rifugio Pranolz.

«Abbiamo riaperto alla fine di maggio – racconta la titolare, Alessandra Magagnin – dopo aver adottato ogni misura necessaria a contenere il contagio. In particolare, si è deciso di utilizzare solo materiale bio-compostabile. Così, alla fine del pasto, tutto viene gettato nell’umido e non emergono problemi a livello di igienizzazione». I clienti apprezzano: «Pranzare o cenare su un piatto di ceramica è un’altra cosa, però le persone hanno capito. Sì, hanno compreso che questa soluzione è finalizzata alla loro sicurezza. E la appoggiano senza riserve. Anche se, come accade in qualsiasi ambito, c’è chi è maggiormente sensibile al tema. E chi meno».

Alcune novità hanno coinvolto pure le camere: «Sono state eliminate le coperte, per fare posto a trapuntine con copri-piumone. Ogni stanza, inoltre, ha un suo bagno privato. E questa si è rivelata una scelta vincente. A maggior ragione dopo l’avvento del Coronavirus. Per quanto riguarda le colazioni, invece, non sono più a buffet, ma servite al tavolo».

Il rifugio in territorio trichianese lavora a pieno ritmo: «Abbiamo avuto buonissimi riscontri in termini di afflusso. La gente ha il desiderio di stare fuori, all’aria aperta. E di lasciarsi alle spalle le settimane del lockdown. In quota, e in un rifugio come il nostro, si sente al sicuro».

Alessandra Magagnin guarda avanti con una convinzione che sconfina nell’ottimismo: «Ho capito che, nel momento in cui offri qualità e servizi adeguati, i clienti ti seguono. Ti danno fiducia. E, alla lunga, ritornano. Ho rischiato, forse addirittura azzardato, alla luce degli investimenti e dei lavori portati a termine. Ma credo molto in questa struttura. E nella montagna».