Professione tessitrice: Sarah, la Penelope del nuovo millennio

Il mondo corre veloce. Basta un click sul proprio telefonino per mettere in moto una serie di ingranaggi nell’altro lato del globo. E, proprio in questo contesto, c’è chi ha deciso di procedere in direzione contraria. Ma meravigliosamente autentica. E di compiere un atto a suo modo rivoluzionario: rallentare, seguendo il ritmo dell’ambiente e rispettando la natura. Attraverso un intreccio di fili, ma anche di emozioni e ricordi, competenze e professionalità, studio e impegno.

Perché quella di Sarah Sommavilla non è solo una scelta di lavoro: è di vita. La scelta di diventare una tessitrice: la Penelope del nuovo millennio. «Riscopro un’attività antica, che nasce addirittura nel Neolitico pre-ceramico – racconta -. E che cerco di attualizzare, usando solo fibre naturali. Non a caso, sto ristrutturando un laboratorio a Levego e presto sarò pronta per iniziare l’attività».

Sulla decisione di Sarah non hanno inciso lo scoppio del contagio e il desiderio di ritornare a una dimensione più intima: «No, la mia non è una risposta alla pandemia. Da tempo avevo in mente questo progetto. In una fase storica iper-globalizzata, in cui tutto si vende online, mi affascina la prospettiva di condurre un’attività “slow”, più lenta, e in grado di ascoltare quel che ci circonda».

Stole, sciarpe, foulard: la produzione di Sarah non cattura solo l’occhio, ma anche il cuore. Perché è come se gli oggetti avessero un’anima: «Spero che il virus provochi un cambio di mentalità. La globalizzazione ci ha indotto a comprare qualsiasi cosa, in modo compulsivo: alla lunga, però, un simile fenomeno non ha prodotto particolari vantaggi. Acquistare sì, ma meno. E meglio». L’arte della tessitrice si inserisce quindi in una nuova dimensione: «Stanno prendendo campo diverse filiere locali – conclude Sarah – nelle quali spero di inserirmi. Al futuro guardo con fiducia».