L’Azienda Cordevole ha la soluzione: terra e orto per lasciarsi alle spalle la crisi
Dalla grande recessione del 2010-2011 all’emergenza sanitaria causata dal Covid. Due crisi che hanno messo in ginocchio un intero Paese. E per le quali la collettività sembra aver trovato un unico rimedio. Oggi come allora: la cura dell’orto. Che in fondo è una metafora di vita.
Lo hanno sperimentato pure a Santa Giustina, dove è attiva l’Azienda Cordevole. Tra ortaggi e floricoltura, la realtà di Luca Viadenati ha rivissuto un film già andato in scena: «Lo abbiamo osservato anche una decina d’anni fa – spiega il titolare -. Quando c’è aria di crisi, le persone scelgono l’orto e i prodotti che è in grado di offrire. Non appena è scattata la chiusura generale, tutti volevano il terriccio. Una mole di richieste impressionante. Tanto che gli stessi fornitori erano in difficoltà».
Il termometro della nuova situazione, post Coronavirus, è rappresentato poi da un altro esempio: «Lo scorso anno ci siamo concentrati sulle piante di fragole. Solo che, anche a causa delle forti piogge, su un migliaio ne abbiamo buttate 400. Adesso siamo saliti a 1500 e, in tre giorni, le fragole sono andate a ruba. Così come restano introvabili le patate da semina e le cipolle, mentre in primavera abbiamo registrato un’esplosione di ordini legati alle farine».
Più che un freno, la pandemia si è rivelata un incentivo a consumare prodotti naturali: «Sia chiaro – precisa Viadenati – all’inizio è stata dura. Eravamo quasi disperati: chiunque annullava gli ordini. Specialmente dei fiori. Basti pensare ai gerani, sempre apprezzati e richiesti da diverse strutture ricettive di montagna. Ma, con gli alberghi chiusi, le vendite sono crollate. Tuttavia, se penso ai bar o ai cinema, mi considero fortunato. Il domani? La bella stagione è partita su buoni auspici, rimane però l’incognita dell’autunno e dell’inverno».