La Cooperativa “La Fiorita” non appassisce di fronte al virus
Molto più che una cooperativa agricola: “La Fiorita” è un pilastro della provincia di Belluno. E un punto di riferimento: a livello ambientale ed eco-sostenibile, produttivo ed economico. Non a caso, vanta oltre 250 soci. Fin dalla sua nascita, nel 1977, la filosofia non è mai cambiata: nella sede di Cesiomaggiore, anche se il principale punto vendita è a Busche, si è sempre cercato di promuovere la cultura dei prodotti sani, genuini e fortemente legati al territorio.
Inevitabile, quindi, che una filosofia di questo tipo sia stata messa a dura prova dalla pandemia: «Ora la situazione sta migliorando, i primi segni di ripresa si toccano con mano – argomenta il presidente della cooperativa, Eugenio Garlet -. La gente non è più chiusa in casa, sta riannodando il filo con le vecchie abitudini. Ma ci vorrà del tempo per tornare alla normalità. Perché nelle settimane di lockdown tutti erano abituati a raggiungere il supermercato e a trovare qualsiasi prodotto». A essere cambiato, inevitabilmente, è anche l’approccio con il consumatore. E il modo di lavorare: «C’è un po’ di timore. In più, non siamo ancora a pieno regime: alcuni dipendenti rimangono in cassa integrazione. Ma lascia ben sperare il fatto che abbiano riaperto alcune malghe e gli agriturismo». Dal mais sponcio all’orzo, dal fagiolo di Lamon al Gialet: tutto nel segno della qualità. «Nelle ultime settimane, piovono richieste per le patate e le mele. Bisognerebbe avere una fabbrica per soddisfare tutti».
Il futuro, però, preoccupa: «In questo momento dell’anno, di solito, stavamo impostando il calendario, predisponendo il magazzino – conclude Garlet -. E ideando i cesti di Natale. Ma gli sviluppi della pandemia sono imprevedibili. Qui i soci lavorano la terra, producono, mantengono vivo il territorio: insomma, c’è un indotto importante. E se dovesse ripartire il contagio, le conseguenze sarebbero pesanti».