Il virus non contagia il Molino De March: «Lavoriamo più di prima»

Tre generazioni di mugnai. E un secolo di storia: il Molino De March non smette di deliziare i bellunesi. Il segreto? Rinnovarsi nel solco del passato. Anche antico.

Un passato che non è obsoleto, ma sinonimo di sapere, saggezza, professionalità. E passione, tramandata di padre in figlio. Dal piccolo mulino di Farra d’Alpago, a quello di Sagrogna, alimentato dalle acque del Rio Cavalli. E ora Castion, dove il mais macinato diventa farina di altissima qualità e si trasforma in prodotti ricercati in ogni angolo della provincia: «Più che altro – precisa Fernando De March – in gran parte del Veneto. E questo ci gratifica, soprattutto se si considera che le realtà artigiane stanno lentamente scomparendo».

L’attività non è stata contagiata dal Coronavirus: «Al contrario, nel periodo del lockdown abbiamo lavorato in maniera ancor più intensa. E tuttora viviamo una fase molto felice. Rimanendo spesso fra le mura domestiche, le persone si sono prodigate a realizzare dolci, pizze, pane. Le nostre farine sono richiestissime». E anche i prodotti lavorati, e trasformati, non sono da meno: «Gallette e snack, in particolare. Li abbiamo ideati e promossi cinque anni anni fa: adesso li rivendiamo in oltre 250 negozi».

La squadra è composta da cinque dipendenti e un collaboratore: «Diversificare, ampliare la gamma delle scelte, impegnarsi a fondo e dare servizi qualitativi, cercando di tenere sempre aperta una finestra al dialogo e al confronto con i clienti. Credo che la chiave del nostro successo sia tutta qui».

Dal campo alla tavola imbandita: garantire la tracciabilità della filiera produttiva è un altro punto fermo della filosofia che, da sempre, anima la famiglia De March. «Lavoriamo pure con agricoltori privati e hobbisti – conclude Fernando -. In generale, abbiamo ordini fino a maggio del prossimo anno». E la storia continua a macinare.