Formazione, collaborazione e servizi: il Csv è pronto ad arginare la nuova emergenza
Se la crisi fosse pioggia, il Csv sarebbe l’ombrello. Quale crisi? Quella sanitaria, che rischia di trasformarsi in economica. Anzi, si sta già trasformando. E anche il Centro di servizio per il volontariato di Belluno rivede la sua rotta. Con un punto fermo: la tutela di gruppi e associazioni che operano sul territorio a favore della collettività, senza chiedere nulla in cambio. «L’emergenza Covid ha ridotto i fondi di parecchie realtà – afferma il direttore Nevio Meneguz -. Qualcuno ci ha già chiesto una mano». E il Csv si è subito messo in moto: «Non nascondo che le prospettive future mi spaventano molto. I problemi non si risolveranno in un baleno. Anzi, aumenterà il disagio delle famiglie e, di riflesso, ci sarà un’esplosione di richieste d’aiuto. Questo scenario ci obbliga a ricalibrare il nostro lavoro. Nel concreto, cercheremo di ritagliare delle risorse per acquistare i beni da dare alle associazioni».
Meneguz e i suoi collaboratori hanno ben chiaro il quadro: «Negli ultimi tempi ci siamo spesi molto in termini di monitoraggio della situazione, promuovendo anche un questionario». Insomma, serve un supporto concreto e tangibile. Ma non solo: «Dobbiamo rivedere l’attività nell’ambito della formazione: la pandemia ci ha insegnato che abbiamo trascurato la comunicazione digitale. E le potenzialità delle piattaforme web».
Aprirsi al territorio, misurare il fenomeno della crisi, anticipare l’evoluzione dei servizi da erogare: sono i tre capisaldi da cui ripartirà il Csv: «In questa fase abbiamo riscontrato uno spirito collaborativo davvero da rimarcare – conclude Meneguz -. Dalla distribuzione di mascherine, pasti e farmaci, alle attività della Protezione civile, in tanti hanno dato il loro contributo. E noi, dal canto nostro, abbiamo cercato di essere un faro per coordinare le varie iniziative». Un faro che continuerà a rimanere acceso. Anche dopo il lockdown.