Dai capi d’abbigliamento alle mascherine: «È la bellezza dell’essere artigiani»
Si chiama Lavanderia18. Ma la biancheria non c’entra nulla. E nemmeno le lavatrici. Il nome è legato a un atelier che sorge a Feltre. A gestirlo è Sandra Dal Pont, un’artista dell’artigianato che, con la forza delle idee e l’abilità delle mani, produce capi d’abbigliamento unici nel suo genere o in edizione limitata: «Ho scelto la ricerca, la creatività. E la qualità a discapito della quantità. Ho scelto l’individuo e non la massa». Quello che invece Sandra proprio non ha scelto è il Covid-19: il virus ha bloccato un pianeta intero? Non la produzione dell’atelier.
Produzione che è inevitabilmente cambiata. E ha virato sulle mascherine: «Non è il mio campo – afferma la titolare – ma la bellezza di essere artigiani prevede l’adattamento ai tempi in cui viviamo. In più, volevo sentirmi utile e fare qualcosa di concreto per la collettività». Così hanno preso forma i primi pezzi: «Sono in jersey giapponese, tessuto che protegge da fattori esterni ed è piuttosto resistente. Il secondo tipo di mascherine, invece, segue il tessuto a navetta, tipico dei pantaloni e delle camicie, e sfrutta un cotone fitto, mentre l’elastico è in realtà una fascetta elasticizzata. Sia chiaro, non si tratta di dispositivi medici, bensì di una semplice protezione. È importante ricordarlo. E lo è al punto che ho deciso di stampare questa avvertenza». Proprio come i capi d’abbigliamento, anche le mascherine nascono da un processo riflessivo, in cui la priorità è legata alla persona. E al suo benessere. Per Sandra Dal Pont, è sempre stato così. A maggior ragione nell’epoca della pandemia.